I 3 passaggi per attivare un Reset di Responsabilità
1. Riconosci il triangolo drammatico quando lo vivi
Considera un conflitto che hai nella tua vita in questo momento con un collega, un cliente, un familiare, un amico o persino con te stesso. Forse è qualcosa che è successa al semaforo, o in coda sulla tangenziale, o con il collega che ti fa sempre perdere troppo tempo e non finisce mai le cose in modo professionale, oppure con uno dei tuoi genitori, che non fa che darti consigli non richiesti. Se ti ritrovi a voler incolpare, difendere o discutere con questa persona, probabilmente stai recitando un ruolo nel triangolo drammatico.
Il triangolo drammatico è un modello semplice ma molto efficace di dinamica sociale sviluppato da Stephen Karpman che fornisce un modo per localizzarsi all’interno di una scala di responsabilità. Basato su tre posizioni – vittima, carnefice, salvatore – la motivazione principale di ogni attore che si trova all’interno del triangolo è quella di AVERE RAGIONE piuttosto che assumersi una sana responsabilità.

Ogni posizione è accompagnata da espressioni preferite da ogni attore:
- Il carnefice usa frasi come “Sapevo perfettamente che sarebbe andata a finire così”; “Lo stai facendo male;” “Non mi interessa”. Il capo arrabbiato che critica tutti e urla continuamente è un archetipo di questa posizione.
- La vittima usa frasi del tipo: “È troppo difficile”; “Devo per forza?”; “Non c’è nulla che io possa fare”; “Che palle!”; “Ce l’hanno tutti con me”. Il collega che ha sempre pronte delle buone scuse o spiegazioni per ogni scadenza mancata è un classico archetipo della vittima. Ma anche il figlio che svogliato rimanda sempre i suoi compiti, oppure l’amico che ti chiama per portarlo ovunque in città, perché lui non supera mai l’esame per la patente.
- Il salvatore: “Posso farcela”; “Poverino, mi dispiace tanto;” “Andiamo tutti d’accordo.” Il collega che copre costantemente gli altri e poi vive un costante burnout è un archetipo dell’eroe. Come lo è la mamma che compra l’ennesimo giocattolo al figlio, “così sta buono”.
Se operi dall’interno del triangolo drammatico, ti stai prendendo troppe o troppo poche responsabilità. Come tuo coach ti incoraggio a riconoscere le forme archetipiche e sottili di ogni posizione e a diventare abile nell’individuare il triangolo drammatico in azione in qualsiasi ambito della tua vita. Prendi in esame tutte le aree della tua Ruota della Vita ed osserva in quali di queste hai una posizione all’interno di un triangolo drammatico.
Il caso di Tina
Ti racconterò il caso di Tina. Le difficoltà sul posto di lavoro non erano nuove per lei. Ma aveva trovato modi intelligenti per evitare, mitigare, disinnescare e deviare le vibrazioni negative e i contrasti nel suo universo circostante. Con una “S” di Salvatrice tatuata sul petto, è diventata abile nel superare le alte barriere e i trabocchetti presenti ovunque nel suo ufficio. Evitava così, abilmente, di litigare, di alimentare pettegolezzi ed era sempre opportunamente corazzata con suggerimenti, trucchi e “trucchi “ci penso io, non ti preoccupare” per mantenere la pace e per salvare tutti quelli intorno a lei e portare a termine indenne la giornata. Ma Tina era davvero libera dal dramma del triangolo drammatico? Affatto. Si era assicurato inconsapevolmente la sua pace personale con tattiche di aiuto ed evitamento, pronta a dare ragione e a dare una mano e molto più spesso, fare al posto degli altri, sommando compiti ad ulteriori scadenze. Quello che faceva Tina, inavvertitamente, era creare vittime sulla sua catena di interventi eroici di salvataggio, sviluppando un sottoprodotto, una scoria, inevitabile: malvagità e antagonismo. Più si dannava per salvare gli altri, più gli altri la reputavano responsabile se le cose che faceva in più non erano fatte alla perfezione. Questo, ovviamente, alimentava un senso di profonda frustrazione in Tina, la quale non si considerava mai “abbastanza”.
La mossa del cambiamento di Tina
Tina ad un certo punto della sua vita, grazie ad alcune sessioni di coaching mirate, ha iniziato a concentrarsi su come passare dalla Reattività alla Creatività. L’ingrediente segreto di questo passaggio è stato l’essere presente, uno stato di consapevolezza cosciente coltivato grazie alla mindfulness che le ha insegnato come osservarsi nelle situazioni aumentando la sua auto-consapevolezza.
Impegnandosi a vivere le sue giornate in ufficio in uno stato di presenza, si è chiesta: “Come sto creando il mio dramma?” Ha velocemente compreso che, sebbene le sue intenzioni eroiche fossero oneste, il ruolo che stava interpretando stava impedendo la sua crescita in ufficio e le sue performance, Non solo, allo stesso tempo soffocava l’empowerment degli altri. Era un’eroina, ammantata di ego, che combatteva per l’uguaglianza o la giusta causa sollevando gli altri dalle loro responsabilità. Così ne evitava anche il confronto con le loro azioni, errori e gli insegnamenti che avrebbero potuto ricavarne. QUella di Tina era diventata una vittimizzazione virtuosa, tenuta nascosta e rivelata solamente con le amiche più intime attraverso sommesse lamentele.
L’impatto sul morale, sulla crescita e sulla produttività è stato immediatamente evidente quando Tina ha smesso di salvare i colleghi e vittimizzare se stessa. Utilizzando la curiosità, ha cominciato a porre domande potenti agli altri: “come potresti farlo diversamente?”; “Cos’altro potresti fare?” Domande che poneva anche a se stessa e che sono bastate come risorsa a darle nuovi strumenti per confrontarsi con le persone del suo ufficio. Il passo successivo di Tina: si è posizionata sulla scala delle responsabilità.
2. Posizionati sulla scala delle responsabilità.
Questa scala è stata creata da Anna McGrath per verificare i segni e i sintomi associati all’assunzione di responsabilità quando sono inferiori o superiori al 100%.

Osservando la scala, da quale luogo senti di operare principalmente?
Uno dei colleghi di Tina consegnava lavori pieni di errori. Quello che faceva era sempre incolpare qualche suo collega per avergli impedito di fare al meglio il suo compito. Aveva sempre ottime scuse a sostegno della sua posizione. Grazie alle sue domande potenti, Tina gli ha facilmente mostrato che, dal punto di vista della responsabilità al 100%, ha iniziato a vedere che la sua posizione era sbilanciata: incolpando gli altri li portava tacitamente a funzionare in modo insufficiente. Il suo ripristino di ogni responsabilità su se stesso ha dato modo al nostro impiegato di stabilire un dialogo più aperto e solido con i suoi colleghi.
Più che un semplice senso di potere, il nostro si sentiva più rilassato e felice al lavoro, cosa che ha migliorato il l’ambiente di lavoro anche per Tina. In passato lei avrebbe fatto del lavoro extra per sopperire alle mancanze del collega. Ma quando ha iniziato a lasciare la presa lasciando a quel collega, come a tutti gli altri, le loro responsabilità smettendp di fare l’eroina, Tina ha iniziato a sentirsi subito meno affaticata e ha persino prenotato la sua prima vacanza dopo anni!
3. Evita di cercare il colpevole. Trova soluzioni.
Quando qualcosa inevitabilmente va storto, i leader come te, che hanno capito il ruolo fondamentale delle loro responsabilità nella strada verso il loro successo, ispirano se stessi e gli altri facendo domande che si focalizzano sulle soluzioni: “Come posso farlo meglio?” “Cosa devo smettere di fare?” “Cosa devo fare di nuovo o di diverso?”. Coltivano così una sana responsabilità, non una colpa.
Nel loro libro The 15 Commitments of Conscious Leadership , gli autori Dethmer, Chapman e Warner Klemp introducono l’idea delle domande di colpevolizzazione e quelle sulle soluzioni. Le prime sono domande del tipo: “Chi è stato?”, “Come è potuto succedere?”, “Chi pagherà ora per questo?”, “Perchè succede sempre così?”. Le seconde sono domande del tipo: “Quali risorse ho per risolvere il problema?”, “Quali pensieri e azioni migliori mi possono aiutare per risolvere la situazione?”, “Cos’è che voglio realmente?”, “Con chi mi posso alleare?”, “Cosa posso scambiare che abbia valore per gli altri?”, “Come posso scrivere uno scenario migliore?”, “Che ruolo da protagonista posso avere in tutto questo?”
Prova tu ora
Considera le domande di cui sopra. Mentre leggi ogni domanda, nota cosa senti nel tuo corpo. Ad esempio, ti irrigidisci o ti rilassi? Immagina di essere al lavoro e di avere una riunione di gruppo su un progetto che è andato storto. Come sarebbe se tu (o un altro leader) iniziaste con alcune di queste domande, limitanti come le prime, o potenti come le seconde?
Quando pratichi regolarmente la tua responsabilità vedrai facilmente questi risultati, cosa che ti aiuterà a capire che stai effettivamente al centro della scala che ti ho mostrato qui sopra. 100% di responsabilità equivale a:
- Maggiore collaborazione, energia e fiducia
- Meno fatica e burnout
- Maggiore soddisfazione sul lavoro
- Maggiore creatività e innovazione
- Veloce avvicinamento ai tuoi Obiettivi
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Informazioni sulla leadership artigianale
Agenda Coach non è solo un’agenda, ma un’organizzazione di coach pronti a sostenerti nei vari ambiti della tua vita, legati ai tuoi obiettivi di valore. Il focus di agenda coach è sullo sviluppo e la formazione della leadership. L’obiettivo è supportare grandi leader, utilizzando una struttura originale che ti fornisce una piena indipendenza, e quindi responsabilità, di scelta.
Ogni coach con cui puoi interagire, è motivato a seguirti e sostenerti nel percorso che hai iniziato con la tua Agenda basato sull’apprendimento esperienziale. Questi facilitatori insegnano ai leader a incarnare abilità che creano cambiamenti positivi e sostenibili nel tempo.
In questo modo la tua Agenda e i coach del AgendaCoach.it diventano i protagonisti positivi di un circolo virtuoso: quello della tua crescita esponenziale verso i tuoi Obiettivi più grandi e sfidanti.